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venerdì 14 settembre 2007

La storia del Faro di Alessandria

Considerato una delle sette meraviglie del mondo insieme ai Giardini di Babilonia, al Colosso di Rodi, al Mausoleo di Alicarnasso, la statua di Zeus, la Piramide di Cheope e il Tempio di Artemide. E' una delle realizzazioni più avanzate ed efficaci della tecnologia ellenistica, fatto costruire sull'isola di Pharos, davanti al porto di Alessandria di Egitto, negli anni tra il 300 a.C. ed il 280 a.C., fino a quando venne distrutto da due terremoti.
Promotore dell'opera fu un mercante greco, Sostratus di Cnido. L'opera fu iniziata durante il regno di Tolomeo I° e completata durante il mandato del suo successore Tolomeo II Filadelfo.

L'imponente opera aveva lo scopo di aumentare la sicurezza del traffico marittimo in entrata e in uscita, reso pericoloso dalla presenza di numerosi banchi di sabbia nel tratto di mare prospiciente il porto di Alessandria. La struttura consentiva di segnalare la posizione del porto alle navi di passaggio, di giorno mediante degli ingegnosi specchi di bronzo lucidato che riflettevano la luce del sole fino al largo, mentre di notte la segnalazione era assicurata dalla presenza dei fuochi.
Secondo alcune stime sembra che la torre fosse alta ben 134 metri.
Il Faro secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio, poteva essere visto a 48 km di distanza, cioè sino al limite consentito dalla sua altezza, e dalla curvatura della superfice terrestre.

Era costituita da un alto basamento quadrangolare, che ospitava la stanza degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile. A questo basamento si sovrapponeva una torre ottagonale e, quindi, una costruzione cilindrica sormontata da una statua di Zeus o Poseidone, più tardi sostituita da quella di Helios.
La costruzione del faro si rivelò di grande utilità e indusse a costruire analoghi fari in altri porti del Mediterraneo ellenistico.
Purtoppo non si hanno descrizioni esatte sul suo funzionamento, a causa della riservatezza delle fonti storiche a cui attingere, che, per ovvie ragioni era mantenuta sugli impianti avanzati.
Si può comunque congetturare che il fascio luminoso del faro venisse rafforzato mediante l'uso di apparecchi parabolici. Le conoscenze su cui si basano questi apparati riguardano la teoria delle coniche e la catottrica ben nota allora negli ambienti di Alessandria (Apollonio, Euclide). Inoltre la forma cilindrica del contenitore della sorgente di luce, induce a pensare che dal faro provenisse un fascio girevole, ben più utile per i naviganti rispetto ad una luce fissa. Nei secoli successivi queste tecnologie andarono perdute, come, del resto, gran parte della cultura scientifico-tecnologica ellenistica. Si riprese a costruire dei fari solo nel XII secolo (la prima Lanterna di Genova è realizzata nel 1228 o nel 1139), ma senza riflettori basati sulla teoria delle coniche. Queste teorie saranno recuperate solo nei primi decenni del XVIII secolo, in particolare da Bonaventura Cavalieri, e consentiranno la produzione dei primi fari moderni alla fine del secolo (Lucio Russo, "La rivoluzione dimenticata" sez.4.5).
Con la sola eccezione della piramide di Cheope, che sopravvive ancora ai giorni nostri, il Faro fu la più longeva delle sette meraviglie. Rimase in funzione ber ben 16 secoli, fino a quando nel 1303 e nel 1323 due terremoti lo danneggiarono irreparabilmente. Nel 1480 il sultano d'Egitto, Quaitbay utilizzò le sue rovine per la costruzione di un forte, nelle vicinanze. Numerosissimi blocchi ed elementi architettonici sono stati recuperati in mare, insieme alle colossali statue di Tolomeo II e della moglie Arsinoe II rappresentata come Iside. Etimologicamente dall'isola Pharos deriva in molte lingue romanze il termine faro in italiano e spagnolo, "farol" in portoghese, "phare" in rumeno.

Giuseppe del Pozzo

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